Blog di cucina e viaggi

martedì 28 febbraio 2012

AgruMI - Una domenica insolita nel cuore di Milano

Ok, ho iniziato questo post lunedì scorso scorso con queste parole: “Questa domenica (…)”
Mi ritrovo ora al fine settimana a riuscire a completarlo, dopo giornate di fuoco al lavoro, corso di fotografia serale (ebbene sì, ne ho iniziato uno per fornirvi fotine più belle e profescional ;)), attività sportiva (perché se non la fai sei una pigra pantofolia) ed esperimenti culinari che ultimamente stanno vertendo molto sul mondo marmellatesco-confetturiero, non appena arrivo ad una versione a prova di bomba per fare qualche conserva fantasiosa, posterò in merito (lavoro permettendo!).
Dunque, ricominciamo!


La scorsa domenica (19 Febbraio) ho passato una giornata insolita ed inaspettata, all’insegna dell’apprendimento e della scoperta. Ho visitato AgruMI la mostra-mercato organizzata dal FAI presso Villa Necchi Campiglio a Milano, sinceramente per rivedere amici e colleghi e curiosare un evento che avevo visto nascere sotto i miei occhi, se non che poi ne sono rimasta così piacevolmente entusiasta che ho scelto di parlarne anche a voi. Quante cose ho imparato osservando agrumi di ogni genere (e quando dico di OGNI intendo frutti che non pensavo nemmeno esistessero e che tranquillamente avrei ritenuto OMG talmente strane erano forme, dimensioni e colori…), usmando essenze ed oli aromatizzati, parlando con gli appassionatissimi espositori, curiosando tra prodotti di ogni sorta (canditi, marmellate, oli extra vergini d’oliva agli agrumi ecc.) e ascoltando professori universitari illustrare la storia e l’evoluzione di questi pregiati frutti, per finire con una conferenza tutta incentrata sull’utilizzo degli agrumi trai fornelli (quante ispirazioni!).
Questa manifestazione, se pur al suo primo appuntamento, è qualcosa di nuovo e diverso: coniuga una componente didattica estremamente interessante ad una ludica e diversiva di osservazione e curiosità. Credo sia destinata ad espandersi e raccogliere ampi successi in futuro, visto l’argomento per nulla inflazionato e di grande appartenenza nazionale.

A prescindere da tutto… La location già di suo regala emozioni (se siete del Milanese e non avete ancora visitato questa stupenda dimora degli anni ’30… Fatelo! E magari poi concedetevi un cappuccio e brioche nella scenografica Caffetteria annessa, paradiso verandato di luce e tranquillità): Villa Necchi Campiglio, casa-museo capolavoro della storia dell’architettura italiana ed internazionale (Architetto che studiò il progetto è Portaluppi, genio del razionalismo).
Varcando i cancelli della Villa e addentrandosi negli orti, passando poi ai giardini e alla zona piscina, i rumori si attutiscono, scompaiono, sempre più lievi lasciano spazio ad un pacifico silenzio allietato dal cinguettio di qualche uccellino o dal frusciare delle fronde: vi dimenticate di essere nel pieno centro della capitale europea della moda e del design. Se non che ammirando le linee aristocratiche e pure delle architetture della Villa non potrete che ricordare di essere a Milano, città unica nel suo genere nel panorama europeo.

Come sempre mi sto dilungando sui dettagli (li adoro!). Ma tornando al tema centrale di questo post: gli agrumi.
Lo sapevate che i primi agrumi comparsi sulla terra provenivano dall’Himalaya? E che erano solamente 3 i progenitori della grande varietà di cui disponiamo oggi: arancio amaro, limone e pomelo (ed io che credevo che quest’ultimo fosse un ibrido da laboratorio…)?!Ce lo ha raccontato il prof. Giuseppe Barbera (Università degli Studi di Palermo, dipartimento Culture Arboree), proseguendo la narrazione all’arrivo dei primi agrumi sul Mediterraneo (il primo fu il cedro dalla Persia). Ma fu con gli Arabi che limoni e aranci amari approdarono e si espansero nel Bel Paese, attorno al 800/900 d.C.. L’arancio dolce fece invece la sua comparsa in Portogallo solo nel 1520 (ma su questo ci sono dubbi e controversie)!. Il mandarino è invece un frutto d'origine cinese (come vi avevo peraltro raccontato qui), che fu importato dagli Inglesi a Malta, dove però non incontrò terreno fertile e fu quindi tripiantato nella più fertile Sicilia attorno al 1810.
Gli agrumi hanno avuto un’espansione lenta ed in qualche modo "aristocratica" (passatemi il termine): essendo molto complessi da crescere (hanno bisogno di molta acqua, riparo dal vento e temperatura costante protetta), erano ben pochi i coltivatori con il “know-how” e soprattutto le risorse economiche per gestire un agrumeto. Basti pensare che sull’isola di Pantelleria venivano costruite torri di pietra attorno ad una sola pianta, per proteggerla da un’esposizione solare eccessiva e garantire una riserva di acqua per l’arso periodo estivo (le pietre erano riserve di umidità e quindi acqua).

Alcuni aspetti interessanti degli agrumi: l’arancia amara è una delle migliori in fatto di proprietà nutritive, perché ricca in polifenoli antiossidanti e vitamina C. I limoni invece sono i più polivalenti: producono fiori e frutti a fasi alterne, sovrapposte e continue; una pianta sempre bella quanto produttiva, da curare amorevolmente in serra, che cresce bene anche in vaso (ve lo dico perchè casa mia è invasa da limoni di ogni forma, età e dimensione, insieme a qualche Kumquat e Cedro).
Ovviamente questi frutti sono versatilissimi ed incisivi per gusto ed aroma trai fornelli! Da anni ho imparato che se si vuole dare un sapore fresco e "mediterraneo", mai scontato e decisamente spezza-noia, una grattatina di scorza di limone o d'arancia va bene su carne, pesce, pasta, dolci, zuppe (insomma come il pepe!). Lo chef Corrado Calza, decisamente più ferrato di me sull'argomento, ha illustrato una serie di accostamenti culinari e di ricette veramente insolite. Non vedo l’ora di provarne qualcuna e postarla! Uno degli insegnamenti che ci ha lasciato riguardo agli agrumi è che il succo serve in fase di marinatura per sciogliere le proteine delle carni e renderle pertanto più compatte. Inoltre, mentre sulla carne si può marinare in purezza, sul pesce è meglio aggiungere una puntina di miele che smorza l’aggressività dell’agrume.

Il professor Barbera ha concluso il suo discorso con un appello alla preservazione dei bellissimi agrumeti, che hanno disegnato un paesaggio unico nel nostro Paese e stanno ora riducendosi ad un tenue ricordo per mancanza di fondi, concorrenza con prodotti esteri più economici e lento sparire della tradizione del sapere contadino. Come ha fatto osservare la prof.ssa Cazzani (Università Politecnico di Milano), nell’ 800, sul lago di Garda, attorno alla località di Gragano, si contavano 800 lotti adibiti a limonaie. Il luogo è particolarmente favorevole alla coltura degli agrumi  in quanto il bacino lacustre ed il territorio roccioso (le rocce incamerano calore e umidità) assicurano un clima mite di tipo Mediterraneo. Ebbene, oggi, di quelle bellissime limonaie, veri capolavori di ingegneria e architettura agricola, ne sono sopravvissute solamente 20 (alcune delle quali visitabili - come questa ).

Come sempre, galleria immagini alla Pagina Facebook de La Valigia di Zenzero!

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